Il fenomeno dell’autolesionismo è sempre stato oggetto di attenzione e preoccupazione da parte degli esperti del settore psicologico. Uno studio recente condotto da ricercatori dell’Università di Manchester ha analizzato i fattori che possono portare una persona a autolesionarsi e ha scoperto una correlazione significativa tra autolesionismo, auto-odio e abuso emotivo infantile.
L’autolesionismo è una pratica che consiste nell’arrecare danni fisici a se stessi, spesso tramite tagli, bruciature o graffi. Questo comportamento può essere considerato come un modo per alleviare il dolore emotivo, oppure come un modo per ottenere un senso di controllo sulla propria vita. Tuttavia, l’autolesionismo può diventare un’abitudine dannosa e potenzialmente pericolosa, che può portare a lesioni gravi o addirittura alla morte.
Secondo lo studio condotto dalla dottoressa Claire Evans e dalla professoressa Ellen Townsend dell’Università di Manchester, ci sono due fattori principali che possono portare una persona a autolesionarsi: l’auto-odio e l’abuso emotivo infantile. Il primo fattore è definito come una bassa stima di sé stessi e una mancanza di autostima, che spesso si manifesta in forma di auto-critica e auto-odio. Il secondo fattore si riferisce all’esperienza di abuso emotivo durante l’infanzia, che può includere abbandono, trascuratezza, abuso verbale o fisico da parte di genitori o altri adulti di riferimento.
La dottoressa Evans e il professor Townsend hanno condotto uno studio su un campione di 158 studenti universitari, analizzando la loro storia di autolesionismo, auto-odio e abuso emotivo infantile. I partecipanti allo studio hanno completato una serie di questionari che misuravano la loro tendenza all’auto-odio, il livello di abuso emotivo subito durante l’infanzia e la frequenza di autolesionismo.
I risultati dello studio hanno rivelato che c’è una forte correlazione tra auto-odio, abuso emotivo infantile e autolesionismo. I partecipanti che avevano subito un alto livello di abuso emotivo durante l’infanzia tendevano ad avere un livello più elevato di auto-odio, e a loro volta erano più inclini a autolesionarsi. Inoltre, i partecipanti che autolesionismo tendevano ad avere un livello più elevato di auto-odio rispetto ai partecipanti che non autolesionismo.
Questi risultati suggeriscono che l’auto-odio e l’abuso emotivo infantile possono essere fattori di rischio per l’autolesionismo. Pertanto, i professionisti della salute mentale dovrebbero prestare particolare attenzione a questi fattori quando trattano pazienti che presentano tendenze all’autolesionismo. Inoltre, questi risultati mettono in luce l’importanza di fornire un sostegno adeguato ai bambini che hanno subito abuso emotivo, in modo da prevenire lo sviluppo di comportamenti autolesionistici nella vita adulta.
È importante sottolineare che l’autolesionismo non è una malattia mentale in sé, ma un sintomo di problemi psicologici sottostanti. Spesso, le persone che si autolesionano lo fanno per alleviare il dolore emotivo o per esprimere sentimenti di tristezza, rabbia o frustrazione che altrimenti non riuscirebbero a comunicare. L’autolesionismo può anche essere un modo per ottenere un senso di controllo sulla propria vita, in un momento in cui si sente che tutto il resto sembra sfuggire di mano.
Tuttavia, l’autolesionismo può diventare un’abitudine pericolosa e distruttiva. I tagli, le bruciature e i graffi possono causare infezioni e cicatrici permanenti, e in casi estremi possono portare alla morte. Inoltre, l’autolesionismo può interferire con le relazioni personali e lavorative, causando vergogna, isolamento e problemi di autostima.
Per questo motivo, è importante che le persone che si autolesionano cercano aiuto professionale per affrontare i loro problemi psicologici sottostanti. Gli psicologi e i terapeuti possono aiutare le persone a comprendere le radici dei loro problemi emotivi, a sviluppare strategie per affrontarli in modo più sano e a trovare alternative più sicure all’autolesionismo.
Inoltre, i familiari e gli amici delle persone che si autolesionano possono svolgere un ruolo importante nel fornire supporto e comprensione. È importante evitare di giudicare o criticare le persone che si autolesionano, e invece cercare di ascoltarle e di offrire sostegno emotivo. In alcuni casi, potrebbe essere necessario aiutare la persona a cercare assistenza professionale, soprattutto se l’autolesionismo sta diventando un comportamento regolare e potenzialmente pericoloso.
In conclusione, lo studio condotto dall’Università di Manchester mette in luce l’importanza di comprendere i fattori che possono portare una persona a autolesionarsi. L’auto-odio e l’abuso emotivo infantile sono stati identificati come fattori di rischio significativi per l’autolesionismo, e pertanto dovrebbero essere considerati quando si tratta pazienti che presentano questo comportamento. È importante che le persone che si autolesionano cercano aiuto professionale per affrontare i loro problemi emotivi sottostanti e per trovare alternative più sicure all’autolesionismo.
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